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Carne rossa, cibo del buonumore
Nutrizione
28/02/2024
2 min.
Nutrizione

Mangiare carne dà effettivamente un senso di buon umore.

Non è solo una questione di piaceri della tavola, alimentazione equilibrata e quindi buona salute, ma anche di carenze che possono portare alla depressione. Uno studio, “Invecchiare in Chianti”[1], ha confermato che chi mangia carne è meno depresso, analizzando le associazioni bidirezionali tra l’assunzione di diversi gruppi di alimenti e sintomi depressivi in 1058 italiani di età compresa dai 20 ai 102 anni. Le valutazioni effettuate dopo 3, 6 e 9 anni hanno mostrato che chi mangia poca carne rossa, sia fresca che trasformata, ha registrato un punteggio più alto in sintomi depressivi, dimostrando che esistono associazioni tra quel che si mangia e la depressione. Anche assunzioni più basse di pesce e di verdure sono state associate ad un maggior punteggio di depressione, mentre un’assunzione più alta in carne rossa fresca e trasformata è stata associata a ridotti sintomi depressivi. Già uno studio della Bristol University[2] aveva rilevato un punteggio più alto di depressione in chi segue una dieta vegetariana, con quasi il doppio della probabilità, evidenziando come la mancanza di vitamine e minerali in chi rinuncia alla carne, specialmente di vitamina B12, possa influenzare negativamente l’umore e la salute mentale. Lo scarso apporto di ferro e vitamina B12, importante nella produzione di sostanze chimiche del cervello, l’eccesso di omega-6 contenuti negli oli vegetali e gli alti livelli ematici di fitoestrogeni conseguenti a diete troppo ricche di soia e vegetali, potrebbero essere potenziali fattori di rischio e persino la decisione di adottare una dieta vegetariana può essere essa stessa un sintomo di depressione, entrando in un pericoloso circolo vizioso. Non a caso la carne, specialmente la carne rossa, fa parte anche della top ten degli alimenti che danno la felicità, grazie alla ricchezza di triptofano, amminoacido essenziale capace di stimolare la serotonina, il neurotrasmettitore del buonumore, ma anche di vitamine del gruppo B, vitamina D, minerali anti-stress come ferro, zinco, rame, magnesio e selenio e grassi omega 3, tutti nutrienti utili per alzare il tono dell’umore e combattere gli stati depressivi. Non è difficile dunque capire come mai i risultati degli studi sul legame tra cibo e depressione siano tutti concordi nel mostrare che chi mangia carne è meno depresso: una bella bistecca sulla griglia mette felicità anche solo a guardarla

[1] Liset E. M. Elstgeest et al., “Bidirectional associations between food groups and depressive symptoms: longitudinal findings from the Invecchiare in Chianti (InCHIANTI) study”, British Journal of Nutrition, Volume 121, Issue 4, 2018.

[2] Jean Golding et al., “Vegetarian diets and depressive symptoms among men”, Journal of Affective Disorders Volume 225, 1 January 2018, Pages 13-17.
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Perché la carne è importante per la crescita del bambino
Nutrizione
28/02/2024
6 min.
Nutrizione

Le proteine, le vitamine e i minerali della carne la rendono l’alimento più adatto per una crescita ottimale, sia fisica che cognitiva, del bambino. 

La nutrizione nei bambini è di fondamentale importanza per coprire gli elevati fabbisogni legati alla crescita. Soprattutto i primi tre anni di vita sono particolarmente critici per lo sviluppo fisico e mentale. In questo contesto per esempio le proteine svolgono un ruolo chiave per la crescita delle ossa, dei muscoli, lo sviluppo cerebrale, la sintesi degli ormoni e lo sviluppo delle difese immunitarie.

Le proteine animali come quelle della carne sono le migliori per fornire al bambino tutti gli amminoacidi essenziali di cui ha bisogno. Come la lisina, fondamentale per la crescita. Una porzione di carne da 80 grammi riesce a fornire circa 16 grammi di proteine facilmente digeribili ed assimilabili, aiutando la copertura dei fabbisogni in modo semplice ed efficiente. È stato dimostrato che una dieta povera di proteine animali, inferiore al fabbisogno proteico quotidiano, che si aggira intorno a 15 g/die nei bambini di 3-5 anni, riduce le loro “performance cognitive”, valutate secondo lo “score” terman-merrill (Scrimshaw, 1998).

Oltre a proteine di alta qualità, la carne fornisce anche vitamine e minerali essenziali, facilmente assimilabili dall’organismo, che i vegetali da soli non riescono a garantire. Questo perché alcuni nutrienti dei vegetali sono “intrappolati” in una matrice di fibre e fattori anti-nutrizionali che ne rendono difficoltoso l’assorbimento e l’utilizzo. Ecco perché la carne è l’alimento ottimale da cui ottenere prontamente molti dei nutrienti essenziali con una biodisponibilità (la capacità del nostro organismo di assorbire i nutrienti) che non ha eguali. Tra questi troviamo: ferro eme, zinco, vitamina B12, calcio e vitamina D, Omega 3 a catena lunga EPA-DHA e Creatina e taurina.

FERRO EME

La carne, specialmente la carne rossa di manzovitellomaiale e agnello, è un’ottima fonte di ferro eme, che è più facilmente assorbibile ed utilizzabile dal nostro organismo rispetto al ferro non eme, per lo più di derivazione vegetale. Infatti, se si dovesse coprire il fabbisogno quotidiano di ferro soltanto utilizzando spinaci crudi se ne dovrebbero mangiare 25 kg al giorno. Il ferro è fondamentale per il corretto funzionamento di tutti gli organi, cervello compreso. Il ferro eme, infatti, serve per la costituzione dell’emoglobina, per il trasporto dell’ossigeno, aumenta la resistenza alle infezioni e permette la respirazione delle cellule. I suoi livelli nel sangue sono stati collegati anche al rendimento scolastico e alle capacità aritmetiche, alla memoria e ai livelli di attenzione e concentrazione. Una sua carenza determina anemia e ridotto sviluppo neuro-cognitivo nel bambino.

ZINCO

Come tutti i minerali della carne, anche lo zinco è più facilmente assorbibile rispetto a quello contenuto nei vegetali, ed è essenziale per il cervello, con importanti ruoli strutturali e funzionali. È un cofattore per più di 200 enzimi che regolano diverse attività metaboliche del corpo, tra cui proteine, DNA e la sintesi di RNA e svolge un ruolo importante nella neurogenesi, cioè la maturazione e la migrazione dei neuroni e la formazione delle sinapsi. Necessario dunque per la crescita, l’apprendimento, la memoria, ma anche per la cicatrizzazione delle ferite, la sensibilità del gusto e dell’olfatto, per potenziare le difese immunitarie e per combattere le infezioni.

VITAMINA B12

 La carne contiene tutte le vitamine del gruppo B, ma la vitamina B12 riveste particolare importanza in quanto è completamente assente nei vegetali e si può trovare solo nella carne e negli alimenti di origine animale. Per questo motivo chi segue una dieta esclusivamente vegetale dovrà assumere necessariamente integratori di questa fondamentale vitamina. Questa, infatti, svolge numerose funzioni: interviene nella formazione dei globuli rossi, nella funzione nervosa, nei processi di trasformazione dell’energia e nello sviluppo neuro-cognitivo del bambino. Sono numerosi i casi recenti di bambini svezzati senza carne e solo con vegetali che hanno infatti riportato gravi carenze nutrizionali, tra cui quella di vitamina B12, che ha causato ripercussioni e danni permanenti sullo sviluppo neuro-motorio, con difficoltà nello stare seduti, muscoli ipotonici, apatia, crescita ridotta, demielinizzazione delle cellule nervose, ritardi nello sviluppo mentale e del linguaggio per tutta la vita.

CALCIO E VITAMINA D

L’importante studio EPIC-Oxford mostra che anche la carne è fonte di vitamina D, specialmente nella forma fisiologicamente più utile e cioè in vitamina D3 e calcitriolo. Nei vegetali, come nei funghi irradiati con raggi UV, c’è invece la vitamina D2, di scarso interesse biologicoSono proprio particolari componenti delle proteine della carne ad aumentare l’utilizzo della vitamina D nell’essere umano, anche quando l’esposizione al sole non è possibile. Nei bambini vegani è drammatico il ritorno del rachitismo, una condizione patologica debellata negli ultimi decenni grazie alla corretta nutrizione permessa da un maggiore benessere, e tornata a causa di diete senza carne imposte ai bambini. Questa malattia porta all’indebolimento e alla deformazione delle ossa, ostacolando la mineralizzazione e la crescita robusta dello scheletro.

OMEGA 3 A CATENA LUNGA EPA-DHA

Insieme alla vitamina B12, alla colina, acido folico, ferro, iodio e zinco, gli omega 3 a catena lunga EPA e DHA sono nutrienti essenziali fondamentali per un corretto sviluppo del cervello e neuro cognitivo del bambino. Anche questi si trovano nella carne e nei prodotti animali, soprattutto nel pesce grasso. Infatti, gli omega 3 presenti nei vegetali sono a catena corta e non hanno le stesse funzioni biologiche degli EPA e DHA, detti appunto “essenziali” perché la conversione da catena corta a catena lunga nel nostro organismo è inefficiente e inferiore al 5%.

CREATINA E TAURINA

Come fa già presagire il nome (Dal greco kréas kréatos ‘carne’), la creatina si trova solo nella carne e nel pesce, mentre la taurina è anche nel latte, sia materno che vaccino, nelle uova e nel pesce. Entrambe sono necessarie allo sviluppo evolutivo del neonato e del bambino. Bassi livelli di queste due sostanze portano inevitabilmente malnutrizione, depressione, debolezza, affaticamento, danni ai nervi, peggioramento del rendimento scolastico, ridotta capacità di memoria, dell’apprendimento del quoziente intellettivo, gravi disordini nella crescita somatica e cognitiva.

L’importanza della carne e dei prodotti animali per la crescita del bambino è evidente specialmente nei Paesi in via di sviluppo, dove questi alimenti ad alto valore nutrizionale purtroppo non sono disponibili a causa della povertà. In questi Paesi, i bambini vengono sfamati quasi esclusivamente con cereali, verdure, frutta e legumi, causando malnutrizione e arresto della crescita, con bambini di 8 anni che presentano la stessa corporatura di bambini di 4 anni.

A questo proposito, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità gli alimenti di origine animale sono le migliori fonti per soddisfare pienamente i fabbisogni nutrizionali dei bambini dai 6 ai 23 mesi. Anche le più autorevoli società di nutrizione pediatrica in Italia, SIPPS-SIMP-FIMP-SIMA, hanno riconosciuto l’inadeguatezza delle diete a base di soli vegetali nell’infanzia,a meno che non si ricorra ad uno stretto controllo medico e all’impiego di integratori e cibi fortificati.

 

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Carne rossa e salute: qual è la verità secondo gli ultimi studi scientifici?
Nutrizione
28/02/2024
3 min.
Nutrizione

Sei un amante della carne rossa preoccupato per la salute? Un recente studio scientifico(1) ci aiuta a fornirti qualche rassicurazione in più sul fatto che un corretto consumo di questo prezioso alimento è vantaggioso (leggi qui per saperne di più) e non occorre preoccuparsi. I risultati dello studio ci offrono infatti una visione più chiara del rapporto tra la carne rossa non processata e le malattie croniche. 

 

Ecco cosa è emerso: 

Attraverso una revisione sistematica e una meta-analisi, prendendo in esame sei esiti di salute (cancro al colon-retto, cancro al seno, diabete di tipo 2, infarto, ictus ischemico e ictus emorragico), gli autori hanno scoperto che l’associazione tra il consumo di carne rossa non processata e questi impatti sulla salute è debole per cancro al colon-retto, cancro al seno, diabete di tipo 2 e infarto.  

 

Un nuovo tassello a corredo delle evidenze più recenti: 

Già nel 2019, il NutriRECS Consortium(2), un gruppo di ricerca indipendente e internazionale che si dedica alla produzione di linee guida in ambito clinico, nutrizionale e di salute pubblica, aveva pubblicato raccomandazioni in merito al consumo di carne, basandosi su revisioni sistematiche relative al possibile effetto di un consumo di carne rossa non trasformata e lavorata sui fattori cardio-metabolici e tumorali, e sulle preferenze dei consumatori in merito al consumo di carne. Secondo tali raccomandazioni, gli adulti non dovrebbero modificare il loro consumo di carne, a causa dell’incertezza di un aumento del rischio associato a un consumo maggiore(3). Tuttavia, è importante chiarire che la maggior parte delle prove sull’assunzione di carne e sugli esiti sulla salute proviene da studi condotti in Nord America, Europa e Giappone, dove la quantità e il tipo di carne consumata possono differire da altre regioni del mondo, come ad esempio l’Asia meridionale e l’Africa. Pertanto, anche le linee guida del NutriRECS presentano qualche lacuna, nonostante siano basate su studi molto solidi. 

Per contribuire a colmare questa lacuna, uno studio multinazionale più recente ha esplorato le possibili conseguenze sulla salute legate all’assunzione di carne in Paesi a basso, medio e alto reddito. A partire dai dati relativi alla coorte PURE – Prospective Urban Rural Epidemiological (indagine a lungo termine iniziata nel 2003, che ha monitorato le abitudini alimentari e i risultati sulla salute di oltre 164.000 partecipanti provenienti da 21 Paesi nei cinque continenti) (4), lo studio ha dimostrato che il consumo di quantità moderate di carne non trasformata non aumenta il rischio di patologie cardiovascolari né ha conseguenze sulla mortalità.  

 

 

Cosa significa tutto questo per te: 

Sulla base di questi studi non c’è motivo di preoccuparsi per un consumo moderato di carne rossa non processata. È importante ricordare che, come per qualsiasi alimento, la chiave è la moderazione e che la carne rossa, inclusa in una dieta bilanciata e varia, può far parte di uno stile di vita sano. 

 

Conclusioni: 

La carne rossa non trasformata è un alimento che fa parte della nostra tradizione culinaria e può essere gustato senza timori. Questo studio scientifico ha contribuito a fornire una prospettiva più chiara sull’associazione tra carne rossa non processata e alcune malattie croniche, dimostrando che l’associazione è debole e non definitiva. È sempre consigliabile seguire una dieta equilibrata e variata, impostata secondo il modello mediterraneo, che affianca sempre alle fonti proteiche animali alimenti vegetali per bilanciare gli apporti nutritivi e favorire l’assunzione di diverse sostanze protettive e benefiche. In questo modo, potrai goderti la tua bistecca e al tempo stesso prenderti cura della tua salute complessiva. 

1. Lescinsky, H. et al. (2022). Health effects associated with consumption of unprocessed red meat: a Burden of Proof study. Nature medicine, 28(10), 2075–2082. https://doi.org/10.1038/s41591-022-01968-z

2. Nutritional Recommendations (NutriRECS) Consortium https://www.nutrirecs.com/.

3. Johnston B.C. et al. (2019), Unprocessed Red Meat and Processed Meat Consumption: Dietary Guideline Recommendations from the Nutritional Recommendations (NutriRECS) Consortium, Ann Intern Med. 171(10):756–64. DOI:10.7326/M19-1621.

4. Iqbal R. et al. (2021), Associations of Unprocessed and Processed Meat Intake with Mortality and Cardiovascular Disease in 21countries [Prospective Urban Rural Epidemiology (PURE) Study]: a Prospective Cohort Study, Am J Clin Nutr.:1-10, DOI: 10.1093/ajcn/nqaa448/6195530

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Nella carne rossa dei ruminanti scoperto un nutriente che stimola la risposta immunitaria al cancro
Nutrizione
28/02/2024
2 min.
Nutrizione

Uno studio recente condotto dall’Università di Chicago e pubblicato su Nature ha confermato l’esistenza nella carne bovina ed ovina di una molecola che migliora la risposta immunitaria al cancro. 

Partendo da un database di circa 700 metaboliti presenti nel cibo di cui ci nutriamo, i ricercatori hanno identificato 235 molecole bioattive, tra cui il TVA (acido trans-vaccenico), ovvero un acido grasso a catena lunga che svolge un’azione coadiuvante nelle terapie antitumorali. Questo acido grasso non può essere prodotto autonomamente dall’essere umano poiché deriva da processi di deidrogenazione ruminale dei grassi insaturi, motivo per cui è particolarmente presente negli alimenti di derivazione animale, come carne e latticini. In particolare, il Tva ha mostrato una particolare efficacia nel potenziare direttamente le funzioni delle cellule T CD8+, note anche come cellule T killer, coinvolte nel processo di distruzione delle cellule maligne, costituendo di fatto un valido strumento per aumentare l’efficacia dei trattamenti clinici contro il cancro. Una volta assunto, questo acido grasso a catena lunga rimarrà parzialmente intatto ed in circolo nel sangue, supportando la terapia in corso, mentre una piccola parte verrà convertita in acido rumenico, già noto per le sue proprietà benefiche e di contrasto al progredire della malattia.  

Inoltre, gli studi esperimentali hanno dimostrato che una dieta arricchita di TVA ha ridotto significativamente lo sviluppo di due tipologie di tumori: il melanoma ed il cancro al colon. Ma non è tutto: analizzando i campioni di sangue di pazienti sottoposti a immunoterapia per il linfoma, è emerso che coloro che avevano livelli più alti di TVA tendevano a rispondere meglio al trattamento. 

Questi risultati suggeriscono che il TVA derivato dalla carne rossa e dai latticini dei ruminanti può migliorare l’efficacia delle terapie antitumorali, rappresentando un importante traguardo nel campo della lotta contro il cancro. 

1. Fan, H., Xia, S., Xiang, J., Li, Y., Ross, M. O., Lim, S. A., ... & Chen, J. (2023). Trans-vaccenic acid reprograms CD8+ T cells and anti-tumour immunity. Nature, 1-10.
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Perché la carne rossa è un importante ingrediente nella dieta dell’anziano?
Nutrizione
05/10/2023
2 min.
Nutrizione

La carne rossa è uno degli alimenti di cui si sente spesso parlare nel dibattito sulla relazione tra alimentazione e salute. Un suo corretto consumo nell’ambito di una dieta equilibrata svolge un ruolo importante nell’apporto nutrizionale e nella promozione del benessere generale, e questo vale ancora di più per alcune fasce di popolazione con esigenze nutrizionali specifiche e a rischio di malnutrizione per svariate cause, come gli anziani.  

Dopo i 70 anni, infatti, il metabolismo rallenta rendendo necessario un apporto di calorie inferiore, mentre la quantità di nutrienti aumenta: lo stomaco e l’intestino perdono un po’ di efficienza, si verifica una riduzione delle secrezioni gastriche con conseguente limitazione nell’assorbimento del ferro e della vitamina B12, fondamentali per contrastare l’affaticamento, contribuire al benessere del sistema nervoso centrale e alla formazione dei globuli rossi. 

Non solo, è ampiamente dimostrato come gli anziani necessitino di un introito proteico maggiore che va a compensare il normale e fisiologico processo di perdita di massa muscolare che si verifica dopo i 50 anni e che, se non adeguatamente monitorato, può degenerare in sarcopenia (ne abbiamo parlato dettagliatamente anche qui). In tal senso le proteine della carne sono altamente consigliate in quanto definite come proteine “nobili”, ovvero ricche di tutti gli amminoacidi essenziali. Alcuni studi hanno, inoltre, confermato il ruolo delle proteine della carne nei processi di riparazione dei tessuti che presentano lesioni, accorciando il periodo di guarigione dei pazienti degenti, oltre a favorire la sintesi del collagene e la riparazione dell’integrità della pelle (1,2). 

Durante il processo di invecchiamento un altro aspetto da monitorare riguarda il mantenimento di un buon sistema immunitario, capace di proteggere da infezioni. Lo zinco è uno dei micronutrienti antiossidanti che controllano lo sviluppo e il funzionamento delle cellule immunitarie, nonché l’attività della proteina legata allo stress. L’invecchiamento è a volte accompagnato da una diminuzione dei livelli di zinco assorbito dagli alimenti, ed è per questo che l’assunzione di carne gioca un ruolo fondamentale. Lo zinco, infatti, è particolarmente presente nella carne, contribuendo a sostenere il sistema immunitario e favorire la longevità (3,4). 

(1) Wyness L. The role of red meat in the diet: nutrition and health benefits. Proc Nutr Soc. 2016 Aug;75(3):227-32. doi: 10.1017/S0029665115004267. Epub 2015 Dec 8. PMID: 26643369.

(2) McNeill SH. Inclusion of red meat in healthful dietary patterns. Meat Sci. 2014 Nov;98(3):452-60. doi: 10.1016/j.meatsci.2014.06.028. Epub 2014 Jun 28. PMID: 25034452.

(3) Mocchegiani E, Marcellini F, Pawelec G. Nutritional zinc, oxidative stress and immunosenescence: biochemical, genetic, and lifestyle implications for healthy ageing. Biogerontology. 2004;5(4):271-3. doi: 10.1023/B:BGEN.0000038048.11766.64. PMID: 15314278.
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Carne e salute, le nuove evidenze scientifiche assolvono la carne rossa
Nutrizione
25/07/2023
3 min.
Nutrizione

Per anni numerosi studi hanno collegato il consumo di carne rossa all’insorgenza di svariate patologie come malattie cardiovascolari o cancro.   

Quasi tutte queste ricerche però sono di tipo osservazionale e poco inclini a stabilire in maniera convincente un rapporto di causa-effetto. Tante sono inficiate da variabili che possono alterarne il risultato. Ad esempio, è possibile stabilire se chi mangia carne rossa semplicemente consuma meno verdure? O se tende ad avere uno stile di vita meno sano in generale? Magari fuma di più o fa meno esercizio fisico!   

Inoltre, molte di queste ricerche si basano su consumi dichiarati attraverso questionari alimentari e spesso le persone non ricordano con precisione cosa mangiano o, in casi limite, addirittura mentono sulla loro dieta se messe alle strette da un medico.   

Poche evidenze scientifiche, tanta confusione   

In un nuovo studio(1) senza precedenti, i ricercatori del dipartimento IHME (Institute for Health Metrics and Evaluation) dell’Università di Washington hanno analizzato decenni di ricerche sul consumo di carne rossa e sul suo legame con vari esiti sulla salute.   

Lo studio ha indagato sulla possibilità di stabilire una correlazione tra l’insorgenza di sei patologie (cancro del colon-retto, cancro del seno, diabete di tipo 2, cardiopatia ischemica, ictus ischemico e ictus emorragico) e il consumo di carne, quantificando con un sistema “a stelle” (da 0, nessun legame, a 5 stelle, legame certo) l’intensità della correlazione e fornendo risultati inaspettati.   

Secondo la pubblicazione, infatti, esiste un’evidenza molto debole (al massimo 2 stelle) del legame tra il consumo di carne rossa non processata e il cancro del colon-retto, il cancro del seno, il diabete di tipo due e la cardiopatia ischemica. Non esiste invece alcuna evidenza di un’associazione tra carne rossa non processata e ictus ischemico o emorragico.   

I ricercatori sottolineano anche come ci sia una sostanziale e diffusa eterogeneità e incertezza tra i vari studi analizzati per tutti e sei i rapporti causa-effetto cosa che compromette la possibilità di stabilire un legame evidente tra consumo e insorgenza delle patologie.   

Un nuovo strumento di valutazione del rischio  

Visti i risultati e la sostanziale inaffidabilità delle pubblicazioni precedenti, lo studio propone un nuovo strumento statistico per la valutazione del rischio denominato “burden of proof risk function” grazie al quale, qualunque ricercatore, potrà valutare l’intensità del legame tra i dati pubblicati e un potenziale rischio per la salute.   

La funzione dà come risultato un singolo numero che, tradotto nel sistema di valutazione a “stelle” fornisce un dato facile da interpretare e difficilmente fraintendibile

(1)Lescinsky, H., Afshin, A., Ashbaugh, C., Bisignano, C., Brauer, M., Ferrara, G., Hay, S. I., He, J., Iannucci, V., Marczak, L. B., McLaughlin, S. A., Mullany, E. C., Parent, M. C., Serfes, A. L., Sorensen, R. J. D., Aravkin, A. Y., Zheng, P., & Murray, C. J. L. (2022, October). Health effects associated with consumption of unprocessed red meat: a Burden of Proof study. Nature Medicine, 28(10), 2075–2082. https://doi.org/10.1038/s41591-022-01968-z
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Carne rossa e dieta dimagrante? Sì grazie!
Nutrizione
21/06/2023
4 min.
Nutrizione

Tutti parlano di diete in Italia, una nazione dove le statistiche sul sovrappeso e l’obesità oggigiorno sono preoccupanti. Purtroppo, non ci sono solo gli esperti che parlano a riguardo, ma anche coloro che millantano di esserlo, generando confusione in un mondo dove i falsi miti alimentari sono all’ordine del giorno. Ed è così che dilagano le diete più strane, quelle che non hanno alcun fondamento scientifico. Si cerca sempre una scorciatoia, un alimento miracoloso che faccia dimagrire o un alimento “cattivo” da condannare, un’intolleranza infondata da cercare come causa dell’aumento di peso, che molto probabilmente è dato “solo” da un’alimentazione sregolata ed uno stile di vita sedentario.

Allora sarebbe più semplice includere un po’ di tutto nella propria alimentazione, favorendo gli alimenti freschi (cereali, verdure, legumi, carne e pesce) e limitando quelli ultraprocessati (prodotti pronti, snack, dolciumi, ecc…).

Pochi anni fa, la Harvard Medical School ha proposto un’iniziativa di educazione alimentare, disegnando il cosiddetto Healthy Eating Plate (1), cioè il piatto del mangiar sano. Questo rappresenta un piatto “ideale” perché offre alcune regole dietetiche di base che aiutano a comporre un pasto equilibrato. In sostanza, deve essere presente una fonte di carboidrati (che comprende cereali integrali come pasta e pane), una fonte di fibre (oltre che di vitamine e minerali) da frutta e verdura, nonché una fonte di proteine. Come tutti gli alimenti, anche le fonti proteiche vanno inserite in una dieta settimanale sana con buonsenso e senza eccessi, e la carne rossa non è da meno, essendo una valida fonte proteica, anche e ancor di più all’interno di una dieta dimagrante.

In merito al consumo di carne rossa e sovrappeso/obesità, i risultati di una recente metanalisi (2) estendono l’evidenza che il consumo di carne rossa non è associato al rischio di sovrappeso, così come non c’è associazione tra consumo di carne totale e obesità.

È ormai noto che le proteine della carne aiutano l’organismo a consumare più energia e favoriscono la sazietà più di altri nutrienti energetici. Infatti, le proteine sono il macronutriente che ha il maggiore impatto sulla termogenesi, ovvero sul processo di produzione di calore e di dispendio energetico dell’organismo. Le proteine richiedono fino al 30% in più di energia per essere digerite rispetto agli altri macronutrienti, producendo così un vantaggio metabolico.

La carne presenta alcune qualità che la rendono un ottimo alimento all’interno di una dieta dimagrante, tra cui l’alto valore biologico delle proteine e l’assenza di carboidrati, quindi il conseguente indice glicemico nullo.  Inoltre, contiene composti bioattivi (minerali tra cui calcio, zinco, rame e iodio, vitamine del gruppo B, carnitina e coenzima Q10) che stimolano il metabolismo.

Altro aspetto fondamentale, è rappresentato dal fatto che le proteine della carne sono tra le migliori nel promuovere la costruzione muscolare e quindi l’aumento della massa magra a scapito della massa grassa. A differenza delle proteine vegetali, che sono carenti di amminoacidi essenziali quali metionina, leucina e lisina (e questo limita il loro potere anabolico), le proteine animali sono ricche di tutti gli amminoacidi necessari alla costruzione delle proteine.

Questo è da tenere in considerazione quando si intraprende un percorso dimagrante. Dimagrire, infatti, non equivale al solo “perdere peso”, ma presuppone una riduzione della massa adiposa, favorendo al contempo il mantenimento della massa muscolare.

Rispetto alle diete a base di carboidrati, quelle ad alto contenuto proteico sono le più efficaci per aiutare le persone a perdere peso, perché migliorano accuratamente il senso di sazietà e controllano meglio l’appetito.

In conclusione, appare inutile inseguire l’ultima dieta del momento priva di alcun fondamento scientifico, le challenge che promettono di perdere 7 chili in 7 giorni e qualunque altra trovata commerciale. Accogliere e mettere in pratica le buone e sane abitudini è la scelta migliore anche per chi deve perdere peso, e tra queste non viene negata una buona bistecca di carne rossa.

1. Harvard T.H. Healthy Eating Plate. The Nutrition Source. Healthy Eating Plate | The Nutrition Source | Harvard T.H. Chan School of Public Health
2. Daneshzad E, Askari M, Moradi M, Ghorabi S, Rouzitalab T, Heshmati J, et al. (2021). Red meat, overweight and obesity: A systematic review and meta-analysis of observational studies. Clinical Nutrition ESPEN. 45, 66-74.
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Carne rossa e salute: come cuocerla al meglio
Nutrizione
16/06/2023
2 min.
Nutrizione

La carne rossa è un’importante fonte di proteine e di nutrienti essenziali, tra cui ferro, zinco e vitamina B12 

Per questo motivo è importante integrare correttamente questo alimento dalla dieta: un aspetto che ha un impatto sulla salute che spesso viene trascurato è la modalità di cottura della carne. 

Le alte temperature raggiunte durante la cottura possono favorire la produzione di sostanze nocive quali le ammine eterocicliche (o HCA, dall’inglese HeteroCyclic Amine) e di idrocarburi policiclici aromatici (IPA).  

Pertanto, al fine di consumare carne riducendo i rischi derivanti da alcune tipologie di cottura, è bene prestare la giusta attenzione alle modalità di cottura e limitare a rare occasioni le modalità di cottura più “aggressive” (temperature superiori a 150-180°C, tempi prolungati, esposizione diretta della carne alla fiamma) come il barbecue e la frittura, riducendo in maniera significativa l’apporto nella dieta di molecole ad attività potenzialmente nociva. 

Allo scopo di abbreviare i tempi di cottura sulla griglia, è consigliabile ad esempio effettuare una precottura nel forno. Altra accortezza: durante la cottura al barbecue, andrebbero puliti immediatamente i gocciolamenti di grasso e la carne dovrebbe essere girata frequentemente per evitare che si bruci, oppure cuocere la carne avvolta in fogli di alluminio, limitando il rischio di carbonizzazione.  

Utile anche bilanciare il pasto con verdure ricche in carotenoidi e antiossidanti, quali pomodori e carote. 

Ultima pratica utile: la marinatura. Marinare la carne prima di sottoporla a cottura utilizzando olio di oliva, vino, succo di limone, aglio e spezie può contrastare efficacemente la formazione di composti nocivi quali le ammine eterocicliche. 

Via libera, invece, alle modalità di cottura più delicate quali la cottura al vapore, la stufatura, la bollitura

McAfee AJ, McSorley EM, Cuskelly GJ, Moss BW, Wallace JM, Bonham MP, et al. (2009). Red meat consumption: an overview of the risks and benefits. Meat Science. 84(1): 1-13. doi: 10.1016/j.meatsci.2009.08.029.

WHO-IARC. (2015). IARC Monographs evaluate consumption of red meat and processed meat, 26 ottobre 2015.

Magkos F, Rasmussen SI, Hjorth MF, Asping S, Rosenkrans MI, Sjödin AM, et al. (2022). Unprocessed red meat in the dietary treatment of obesity: a randomized controlled trial of beef supplementation during weight maintenance after successful weight loss. American Journal of Clinical Nutrition. 116(6): 1820-1830. doi: 10.1093/ajcn/nqac152.

Lee JG, Kim SY, Moon JS, Kim SH, Kang DH, Yoon HJ. (2015). Effects of grilling procedures on levels of polycyclic aromatic hydrocarbons in grilled meats. Food Chemistry. 199: 632-638. doi: 10.1016/j.foodchem.2015.12.017.
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8 preziosi consigli per grigliare in sicurezza
Nutrizione
19/04/2023
4 min.
Nutrizione

La grigliata fa parte delle tradizioni locali di diversi Paesi e, per tal ragione, è importante ricordare sempre quali sono le buone pratiche per farla nel rispetto della sicurezza alimentare 

Come noto, infatti, cuocere gli alimenti con la griglia può portare alla formazione di sostanze potenzialmente pericolose che possono aderire sulla superficie degli alimenti o formarsi quando le proteine della carne reagiscono con la fiamma diretta.  

Se si griglia nel periodo estivo, alle caratteristiche della cottura si unisce anche il clima caldo, per il quale è bene prestare ancor più attenzione: i tassi di malattie di origine alimentare, infatti, tendono ad aumentare durante i mesi estivi poiché i germi crescono più velocemente in un clima più caldo e umido 

Inoltre, le persone cucinano e mangiano all’aperto, aumentando i rischi per la sicurezza alimentare, poiché spesso grigliano lontane dal sapone e dall’acqua corrente del lavello della cucina (1).  

In ragione di ciò, per poter garantire una grigliata più sicura, l’American Institute for Cancer Research (AICR) (2) e il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America (USDA) (1) hanno stilato diversi consigli per grigliare con maggior sicurezza. 

I Consigli dell’AICR 

  1. Alternare diversi alimenti: non solo hamburger e bistecche, è possibile essere creativi e grigliare anche altri tagli di carne e verdure, fonte di preziosi micronutrienti.
    2. Marinare: alcuni studi suggeriscono che la marinatura della carne rossa, del pollame e del pesce per almeno 30 minuti possa ridurre la formazione di sostanze indesiderate. Per una marinatura gustosa e protettiva è consigliabile usare un mix di aceto e succo di limone o vino con olio, erbe e spezie.
    3. Precuocere: in caso di tagli più grandi, per ridurre il tempo di contatto tra carne e fiamma, è consigliabile cucinarla parzialmente in forno prima di procedere con il barbecue.
    4. Star “bassi” sia con il fuoco che con i grassi: cuocere la carne a fuoco lento potrebbe ridurre la formazione di ammine eterocicliche e di idrocarburi aromatici policiclici (i sopraccitati composti nocivi). Inoltre, è bene cuocerla al centro della griglia e voltarla frequentemente. Anche rimuovere le parti più grasse della carne può ridurre le fiammate e la carbonizzazione.
    5. Aggiungere colore alla griglia: le verdure grigliate, ad esempio zucchine, cipolle, melanzane e peperoni, sono ottime e apportano sostanze antiossidanti e protettive, oltre a fibre e micronutrienti (2). 

I consigli dell’USDA  

  1. Usare un termometro per alimenti: molte persone possono trovarsi a grigliare da sole per la prima volta. Una lezione importante per chi griglia è ricordare che il colore non è mai un indicatore affidabile di sicurezza e di cottura. Utilizzare un termometro per alimenti per garantire le temperature interne di sicurezza è dunque un’ottima strategia. Il pollame (intero o macinato) dovrebbe avere una temperatura interna di circa 74 °C; bistecche, costolette e arrosti di manzo, maiale, agnello e vitello dovrebbero essere internamente a 63°C. Per sicurezza e qualità, la carne andrebbe lasciata a riposo per almeno tre minuti prima di tagliarla o consumarla. I prodotti preparati con macinato di manzo, maiale, agnello e vitello, infine, dovrebbe avere una temperatura interna di circa 71°C.
  2. Seguire la regola dell’ora nelle giornate calde: quando la temperatura esterna supera i 30°, gli alimenti deperibili come carne e pollame, salse e insalate fredde, frutta e verdura tagliata possono rimanere in tavola solo per un’ora. Dopo un’ora, i batteri nocivi, che possono causare malattie di origine alimentare, possono iniziare a crescere. Per evitare che ciò accada, mantenere i cibi freddi e quelli caldi tali, evitando qualunque contatto tra quelli da cuocere e quelli ancora crudi
  3. Conoscere l’ambiente esterno: durante il barbecue all’aperto, assicurarsi di avere a disposizione disinfettanti per le mani o salviette umide per mantenere le mani pulite prima, durante e dopo la preparazione del cibo. Si può usare acqua calda e sapone per lavare le mani per almeno 20 secondi prima e dopo aver maneggiato il cibo. Si può usare un disinfettante per mani che contenga almeno il 60% di alcol e/o usare salviette umide a base di alcol per igienizzare taglieri o utensili.
1. Zhongming, Z., Linong, L., Xiaona, Y., Wangqiang, Z., & Wei, L. (2021). USDA Provides Food Safety Tips to Grilling Pros and Beginners.

2. American Institute for Cancer Research. (2019). Cancer Experts Issue Warning on Grilling Safety. Available at: https://www.aicr.org/press/press-releases/2019/cancer-experts-issue-warning-on-grilling-safety.html
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Quinto Quarto: le frattaglie da valorizzare
Nutrizione
19/04/2023
3 min.
Nutrizione

Con la definizione di quinto quarto intendiamo tutte le parti commestibili che, nel bovino, non appartengono ai tagli più nobili. Durante la macellazione, l’animale viene diviso in quattro parti per ricavarne i vari tagli, anteriori e posteriori. Nel quinto quarto rientrano, dunque, le frattaglie, che a loro volta si dividono in “frattaglie rosse”, costituite da fegato, cuore, milza, rognone (reni), polmone e lingua, e le “frattaglie bianche”, che comprendono cervello, animelle e trippa. Sembrerebbe anche che alla definizione di quinto quarto si aggiunga il fatto che le frattaglie ammontino a circa un quarto del peso della carcassa. 

Un prezioso ingrediente nella cucina moderna   

Un tempo, queste parti del bovino, appunto considerate scarti, finivano sulla tavola di chi non poteva permettersi altri tagli più pregiati e anche più costosi; oggi, invece, sono considerate una prelibatezza e le ricette che le rendono protagoniste hanno conquistato anche la cucina Gourmet. 

Seppur considerate tagli meno nobili, le frattaglie si distinguono per avere un gusto deciso e particolare, ma soprattutto ottime caratteristiche dal punto di vista nutrizionale. Il quinto quarto, inoltre, deve essere fresco e di qualità per essere consumato nel modo e nel momento migliore, tant’è che all’apparenza deve risultare di colore brillante e sufficientemente umido. 

Una storia di tradizione locale 

Ogni regione ha le proprie tradizioni e ricette. Nota a tutti, ad esempio, è la trippa alla Milanese, o ancora la coda alla Vaccinara, un secondo tipico della città di Roma, per non tralasciare i gustosi crostini di milza toscani. Anche nella cucina delle Dolomiti, viene ampiamente utilizzato il quinto quarto per ricette saporite, come arrosti e spezzatini da gustare con un bel piatto di polenta calda e nutriente 

Due ricette tradizionali a base di milza  

A proposito di cucina tradizionale, perché non provare a conoscere il quinto quarto partendo dalla milza? Vediamo insieme due regioni, due ricette e due mood diversi per gustarla! 

Crostini di milza toscani. Il crostino nasceva con l’idea, nelle famiglie più povere, di non sprecare il pane; il pane secco, infatti, veniva abbrustolito, bagnato con brodo o vino e ricoperto con carne tritata ottenuta dalle parti meno nobili degli animali, come il quinto quarto appunto. Piatto povero sì, ma molto gustoso, apprezzato anche dalla nobiltà, tant’è che i crostini di milza si confermano ad oggi uno degli antipasti più apprezzati della tradizione culinaria toscana. 

Ora chiudete gli occhi e dalla Toscana immaginatevi direttamente a Ballarò, il famoso mercato di Palermo; qui la milza diventa protagonista di un colorato street food: il pani câ meusa, il famoso panino con la milza. 

Oltre alla milza, il pane morbido contiene anche pezzi di polmone e trachea, il tutto bollito e tagliati in fette sottili, soffritti nello strutto. Il panino può essere gustato semplice, con sale, pepe e limone, oppure arricchito con caciocavallo grattugiato o ricotta. 

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