Indietro
Carne rossa, cibo del buonumore
Nutrizione
28/02/2024
2 min.
Nutrizione

Mangiare carne dà effettivamente un senso di buon umore.

Non è solo una questione di piaceri della tavola, alimentazione equilibrata e quindi buona salute, ma anche di carenze che possono portare alla depressione. Uno studio, “Invecchiare in Chianti”[1], ha confermato che chi mangia carne è meno depresso, analizzando le associazioni bidirezionali tra l’assunzione di diversi gruppi di alimenti e sintomi depressivi in 1058 italiani di età compresa dai 20 ai 102 anni. Le valutazioni effettuate dopo 3, 6 e 9 anni hanno mostrato che chi mangia poca carne rossa, sia fresca che trasformata, ha registrato un punteggio più alto in sintomi depressivi, dimostrando che esistono associazioni tra quel che si mangia e la depressione. Anche assunzioni più basse di pesce e di verdure sono state associate ad un maggior punteggio di depressione, mentre un’assunzione più alta in carne rossa fresca e trasformata è stata associata a ridotti sintomi depressivi. Già uno studio della Bristol University[2] aveva rilevato un punteggio più alto di depressione in chi segue una dieta vegetariana, con quasi il doppio della probabilità, evidenziando come la mancanza di vitamine e minerali in chi rinuncia alla carne, specialmente di vitamina B12, possa influenzare negativamente l’umore e la salute mentale. Lo scarso apporto di ferro e vitamina B12, importante nella produzione di sostanze chimiche del cervello, l’eccesso di omega-6 contenuti negli oli vegetali e gli alti livelli ematici di fitoestrogeni conseguenti a diete troppo ricche di soia e vegetali, potrebbero essere potenziali fattori di rischio e persino la decisione di adottare una dieta vegetariana può essere essa stessa un sintomo di depressione, entrando in un pericoloso circolo vizioso. Non a caso la carne, specialmente la carne rossa, fa parte anche della top ten degli alimenti che danno la felicità, grazie alla ricchezza di triptofano, amminoacido essenziale capace di stimolare la serotonina, il neurotrasmettitore del buonumore, ma anche di vitamine del gruppo B, vitamina D, minerali anti-stress come ferro, zinco, rame, magnesio e selenio e grassi omega 3, tutti nutrienti utili per alzare il tono dell’umore e combattere gli stati depressivi. Non è difficile dunque capire come mai i risultati degli studi sul legame tra cibo e depressione siano tutti concordi nel mostrare che chi mangia carne è meno depresso: una bella bistecca sulla griglia mette felicità anche solo a guardarla

[1] Liset E. M. Elstgeest et al., “Bidirectional associations between food groups and depressive symptoms: longitudinal findings from the Invecchiare in Chianti (InCHIANTI) study”, British Journal of Nutrition, Volume 121, Issue 4, 2018.

[2] Jean Golding et al., “Vegetarian diets and depressive symptoms among men”, Journal of Affective Disorders Volume 225, 1 January 2018, Pages 13-17.
A cura di
Redazione
Indietro
Perché la carne è importante per la crescita del bambino
Nutrizione
28/02/2024
6 min.
Nutrizione

Le proteine, le vitamine e i minerali della carne la rendono l’alimento più adatto per una crescita ottimale, sia fisica che cognitiva, del bambino. 

La nutrizione nei bambini è di fondamentale importanza per coprire gli elevati fabbisogni legati alla crescita. Soprattutto i primi tre anni di vita sono particolarmente critici per lo sviluppo fisico e mentale. In questo contesto per esempio le proteine svolgono un ruolo chiave per la crescita delle ossa, dei muscoli, lo sviluppo cerebrale, la sintesi degli ormoni e lo sviluppo delle difese immunitarie.

Le proteine animali come quelle della carne sono le migliori per fornire al bambino tutti gli amminoacidi essenziali di cui ha bisogno. Come la lisina, fondamentale per la crescita. Una porzione di carne da 80 grammi riesce a fornire circa 16 grammi di proteine facilmente digeribili ed assimilabili, aiutando la copertura dei fabbisogni in modo semplice ed efficiente. È stato dimostrato che una dieta povera di proteine animali, inferiore al fabbisogno proteico quotidiano, che si aggira intorno a 15 g/die nei bambini di 3-5 anni, riduce le loro “performance cognitive”, valutate secondo lo “score” terman-merrill (Scrimshaw, 1998).

Oltre a proteine di alta qualità, la carne fornisce anche vitamine e minerali essenziali, facilmente assimilabili dall’organismo, che i vegetali da soli non riescono a garantire. Questo perché alcuni nutrienti dei vegetali sono “intrappolati” in una matrice di fibre e fattori anti-nutrizionali che ne rendono difficoltoso l’assorbimento e l’utilizzo. Ecco perché la carne è l’alimento ottimale da cui ottenere prontamente molti dei nutrienti essenziali con una biodisponibilità (la capacità del nostro organismo di assorbire i nutrienti) che non ha eguali. Tra questi troviamo: ferro eme, zinco, vitamina B12, calcio e vitamina D, Omega 3 a catena lunga EPA-DHA e Creatina e taurina.

FERRO EME

La carne, specialmente la carne rossa di manzovitellomaiale e agnello, è un’ottima fonte di ferro eme, che è più facilmente assorbibile ed utilizzabile dal nostro organismo rispetto al ferro non eme, per lo più di derivazione vegetale. Infatti, se si dovesse coprire il fabbisogno quotidiano di ferro soltanto utilizzando spinaci crudi se ne dovrebbero mangiare 25 kg al giorno. Il ferro è fondamentale per il corretto funzionamento di tutti gli organi, cervello compreso. Il ferro eme, infatti, serve per la costituzione dell’emoglobina, per il trasporto dell’ossigeno, aumenta la resistenza alle infezioni e permette la respirazione delle cellule. I suoi livelli nel sangue sono stati collegati anche al rendimento scolastico e alle capacità aritmetiche, alla memoria e ai livelli di attenzione e concentrazione. Una sua carenza determina anemia e ridotto sviluppo neuro-cognitivo nel bambino.

ZINCO

Come tutti i minerali della carne, anche lo zinco è più facilmente assorbibile rispetto a quello contenuto nei vegetali, ed è essenziale per il cervello, con importanti ruoli strutturali e funzionali. È un cofattore per più di 200 enzimi che regolano diverse attività metaboliche del corpo, tra cui proteine, DNA e la sintesi di RNA e svolge un ruolo importante nella neurogenesi, cioè la maturazione e la migrazione dei neuroni e la formazione delle sinapsi. Necessario dunque per la crescita, l’apprendimento, la memoria, ma anche per la cicatrizzazione delle ferite, la sensibilità del gusto e dell’olfatto, per potenziare le difese immunitarie e per combattere le infezioni.

VITAMINA B12

 La carne contiene tutte le vitamine del gruppo B, ma la vitamina B12 riveste particolare importanza in quanto è completamente assente nei vegetali e si può trovare solo nella carne e negli alimenti di origine animale. Per questo motivo chi segue una dieta esclusivamente vegetale dovrà assumere necessariamente integratori di questa fondamentale vitamina. Questa, infatti, svolge numerose funzioni: interviene nella formazione dei globuli rossi, nella funzione nervosa, nei processi di trasformazione dell’energia e nello sviluppo neuro-cognitivo del bambino. Sono numerosi i casi recenti di bambini svezzati senza carne e solo con vegetali che hanno infatti riportato gravi carenze nutrizionali, tra cui quella di vitamina B12, che ha causato ripercussioni e danni permanenti sullo sviluppo neuro-motorio, con difficoltà nello stare seduti, muscoli ipotonici, apatia, crescita ridotta, demielinizzazione delle cellule nervose, ritardi nello sviluppo mentale e del linguaggio per tutta la vita.

CALCIO E VITAMINA D

L’importante studio EPIC-Oxford mostra che anche la carne è fonte di vitamina D, specialmente nella forma fisiologicamente più utile e cioè in vitamina D3 e calcitriolo. Nei vegetali, come nei funghi irradiati con raggi UV, c’è invece la vitamina D2, di scarso interesse biologicoSono proprio particolari componenti delle proteine della carne ad aumentare l’utilizzo della vitamina D nell’essere umano, anche quando l’esposizione al sole non è possibile. Nei bambini vegani è drammatico il ritorno del rachitismo, una condizione patologica debellata negli ultimi decenni grazie alla corretta nutrizione permessa da un maggiore benessere, e tornata a causa di diete senza carne imposte ai bambini. Questa malattia porta all’indebolimento e alla deformazione delle ossa, ostacolando la mineralizzazione e la crescita robusta dello scheletro.

OMEGA 3 A CATENA LUNGA EPA-DHA

Insieme alla vitamina B12, alla colina, acido folico, ferro, iodio e zinco, gli omega 3 a catena lunga EPA e DHA sono nutrienti essenziali fondamentali per un corretto sviluppo del cervello e neuro cognitivo del bambino. Anche questi si trovano nella carne e nei prodotti animali, soprattutto nel pesce grasso. Infatti, gli omega 3 presenti nei vegetali sono a catena corta e non hanno le stesse funzioni biologiche degli EPA e DHA, detti appunto “essenziali” perché la conversione da catena corta a catena lunga nel nostro organismo è inefficiente e inferiore al 5%.

CREATINA E TAURINA

Come fa già presagire il nome (Dal greco kréas kréatos ‘carne’), la creatina si trova solo nella carne e nel pesce, mentre la taurina è anche nel latte, sia materno che vaccino, nelle uova e nel pesce. Entrambe sono necessarie allo sviluppo evolutivo del neonato e del bambino. Bassi livelli di queste due sostanze portano inevitabilmente malnutrizione, depressione, debolezza, affaticamento, danni ai nervi, peggioramento del rendimento scolastico, ridotta capacità di memoria, dell’apprendimento del quoziente intellettivo, gravi disordini nella crescita somatica e cognitiva.

L’importanza della carne e dei prodotti animali per la crescita del bambino è evidente specialmente nei Paesi in via di sviluppo, dove questi alimenti ad alto valore nutrizionale purtroppo non sono disponibili a causa della povertà. In questi Paesi, i bambini vengono sfamati quasi esclusivamente con cereali, verdure, frutta e legumi, causando malnutrizione e arresto della crescita, con bambini di 8 anni che presentano la stessa corporatura di bambini di 4 anni.

A questo proposito, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità gli alimenti di origine animale sono le migliori fonti per soddisfare pienamente i fabbisogni nutrizionali dei bambini dai 6 ai 23 mesi. Anche le più autorevoli società di nutrizione pediatrica in Italia, SIPPS-SIMP-FIMP-SIMA, hanno riconosciuto l’inadeguatezza delle diete a base di soli vegetali nell’infanzia,a meno che non si ricorra ad uno stretto controllo medico e all’impiego di integratori e cibi fortificati.

 

A cura di
Redazione
Indietro
Carne rossa e salute: qual è la verità secondo gli ultimi studi scientifici?
Nutrizione
28/02/2024
3 min.
Nutrizione

Sei un amante della carne rossa preoccupato per la salute? Un recente studio scientifico(1) ci aiuta a fornirti qualche rassicurazione in più sul fatto che un corretto consumo di questo prezioso alimento è vantaggioso (leggi qui per saperne di più) e non occorre preoccuparsi. I risultati dello studio ci offrono infatti una visione più chiara del rapporto tra la carne rossa non processata e le malattie croniche. 

 

Ecco cosa è emerso: 

Attraverso una revisione sistematica e una meta-analisi, prendendo in esame sei esiti di salute (cancro al colon-retto, cancro al seno, diabete di tipo 2, infarto, ictus ischemico e ictus emorragico), gli autori hanno scoperto che l’associazione tra il consumo di carne rossa non processata e questi impatti sulla salute è debole per cancro al colon-retto, cancro al seno, diabete di tipo 2 e infarto.  

 

Un nuovo tassello a corredo delle evidenze più recenti: 

Già nel 2019, il NutriRECS Consortium(2), un gruppo di ricerca indipendente e internazionale che si dedica alla produzione di linee guida in ambito clinico, nutrizionale e di salute pubblica, aveva pubblicato raccomandazioni in merito al consumo di carne, basandosi su revisioni sistematiche relative al possibile effetto di un consumo di carne rossa non trasformata e lavorata sui fattori cardio-metabolici e tumorali, e sulle preferenze dei consumatori in merito al consumo di carne. Secondo tali raccomandazioni, gli adulti non dovrebbero modificare il loro consumo di carne, a causa dell’incertezza di un aumento del rischio associato a un consumo maggiore(3). Tuttavia, è importante chiarire che la maggior parte delle prove sull’assunzione di carne e sugli esiti sulla salute proviene da studi condotti in Nord America, Europa e Giappone, dove la quantità e il tipo di carne consumata possono differire da altre regioni del mondo, come ad esempio l’Asia meridionale e l’Africa. Pertanto, anche le linee guida del NutriRECS presentano qualche lacuna, nonostante siano basate su studi molto solidi. 

Per contribuire a colmare questa lacuna, uno studio multinazionale più recente ha esplorato le possibili conseguenze sulla salute legate all’assunzione di carne in Paesi a basso, medio e alto reddito. A partire dai dati relativi alla coorte PURE – Prospective Urban Rural Epidemiological (indagine a lungo termine iniziata nel 2003, che ha monitorato le abitudini alimentari e i risultati sulla salute di oltre 164.000 partecipanti provenienti da 21 Paesi nei cinque continenti) (4), lo studio ha dimostrato che il consumo di quantità moderate di carne non trasformata non aumenta il rischio di patologie cardiovascolari né ha conseguenze sulla mortalità.  

 

 

Cosa significa tutto questo per te: 

Sulla base di questi studi non c’è motivo di preoccuparsi per un consumo moderato di carne rossa non processata. È importante ricordare che, come per qualsiasi alimento, la chiave è la moderazione e che la carne rossa, inclusa in una dieta bilanciata e varia, può far parte di uno stile di vita sano. 

 

Conclusioni: 

La carne rossa non trasformata è un alimento che fa parte della nostra tradizione culinaria e può essere gustato senza timori. Questo studio scientifico ha contribuito a fornire una prospettiva più chiara sull’associazione tra carne rossa non processata e alcune malattie croniche, dimostrando che l’associazione è debole e non definitiva. È sempre consigliabile seguire una dieta equilibrata e variata, impostata secondo il modello mediterraneo, che affianca sempre alle fonti proteiche animali alimenti vegetali per bilanciare gli apporti nutritivi e favorire l’assunzione di diverse sostanze protettive e benefiche. In questo modo, potrai goderti la tua bistecca e al tempo stesso prenderti cura della tua salute complessiva. 

1. Lescinsky, H. et al. (2022). Health effects associated with consumption of unprocessed red meat: a Burden of Proof study. Nature medicine, 28(10), 2075–2082. https://doi.org/10.1038/s41591-022-01968-z

2. Nutritional Recommendations (NutriRECS) Consortium https://www.nutrirecs.com/.

3. Johnston B.C. et al. (2019), Unprocessed Red Meat and Processed Meat Consumption: Dietary Guideline Recommendations from the Nutritional Recommendations (NutriRECS) Consortium, Ann Intern Med. 171(10):756–64. DOI:10.7326/M19-1621.

4. Iqbal R. et al. (2021), Associations of Unprocessed and Processed Meat Intake with Mortality and Cardiovascular Disease in 21countries [Prospective Urban Rural Epidemiology (PURE) Study]: a Prospective Cohort Study, Am J Clin Nutr.:1-10, DOI: 10.1093/ajcn/nqaa448/6195530

A cura di
Redazione
Indietro
Il ruolo cruciale dell’allevamento per una dieta sana e sostenibile
Sostenibilità
28/02/2024
3 min.
Sostenibilità

L’importanza dell’allevamento nell’assicurare la sicurezza alimentare è un tema centrale e recentemente la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite (FAO) ha rafforzato questo concetto attraverso il suo studio intitolato “Il contributo degli alimenti di origine animale nelle diete sane per una migliore alimentazione e la salute” (1). Questo nuovo studio, commissionato dal Comitato per l’Agricoltura della FAO, enfatizza l’indispensabile contributo degli allevamenti zootecnici alla promozione di diete sane e sistemi alimentari sostenibili. 

  1. L’importanza nutrizionale di carne, uova e latte

Abbiamo più volte parlato in questo blog dell’alto valore nutritivo della carne bovina (ad esempio qui e qui), una preziosa fonte di: 

proteine di alta qualità, essenziali per la crescita e il mantenimento dei tessuti corporei 

importanti micronutrienti come il ferro, lo zinco e le vitamine del gruppo B, che sono fondamentali per il benessere umano. 

Alla luce delle più recenti e attendibili evidenze, il report FAO ci ricorda che la carne rappresenta una parte importante di molte diete globali e contribuisce a contrastare la malnutrizione proteica. Insieme a uova e latte, è una componente indispensabile di una dieta sana e bilanciata, in quanto questi alimenti sono ricchi di proteine, vitamine e minerali, che svolgono un ruolo cruciale nella salute umana nelle diverse fasi della vita, inclusa la crescita e lo sviluppo adeguati. 

  1. Sostenibilità ed impatto economico e sociale degli allevamenti

Se eliminare la carne dalla dieta non è sostenibile da punto di vista nutrizionale, è altrettanto vero che l’eliminazione degli allevamenti non rappresenterebbe una soluzione al problema della sostenibilità (ne abbiamo parlato anche qui). Infatti, il report FAO sottolinea come l’allevamento sia in grado di fornire importanti servizi all’ecosistema, come la gestione del paesaggio, la produzione di energia rinnovabile e il miglioramento della fertilità del suolo. 

Oltre ai benefici nutrizionali e ambientali, gli allevamenti contribuiscono in modo significativo a sostenere l’economia locale, creando opportunità di occupazione e favorendo la sicurezza alimentare delle comunità rurali. Promuovono, inoltre, la diversificazione economica e la resilienza delle comunità agricole. 

  1. L’allevamento come chiave contro l’insicurezza alimentare

La FAO sottolinea che, nel contesto dell’aumento del numero di persone denutrite nel corso degli ultimi anni, l’allevamento può svolgere un ruolo significativo nel contrastare l’insicurezza alimentare. Si prevede che quest’anno 345 milioni di persone saranno in uno stato di insicurezza alimentare, di cui la metà sono bambini. La FAO riconosce, dunque, l’importanza dell’allevamento nella lotta contro le carestie, con oltre un miliardo di persone che dipendono globalmente dal bestiame per il loro sostentamento. 

In conclusione, il rapporto sottolinea l’importanza dell’allevamento come fonte insostituibile di alimenti nutrienti come carne, uova e latte. La gestione sostenibile degli allevamenti bovini non solo garantisce la fornitura di nutrienti essenziali, ma contribuisce anche alla conservazione delle risorse naturali, al benessere animale, allo sviluppo socio-economico delle comunità locali ed a contrastare l’insicurezza alimentare.  

1. FAO. 2023. Contribution of terrestrial animal source food to healthy diets for improved nutrition and health outcomes – An evidence and policy overview on the state of knowledge and gaps. Rome, FAO. https://doi.org/10.4060/cc3912en
A cura di
Redazione
Indietro
Nella carne rossa dei ruminanti scoperto un nutriente che stimola la risposta immunitaria al cancro
Nutrizione
28/02/2024
2 min.
Nutrizione

Uno studio recente condotto dall’Università di Chicago e pubblicato su Nature ha confermato l’esistenza nella carne bovina ed ovina di una molecola che migliora la risposta immunitaria al cancro. 

Partendo da un database di circa 700 metaboliti presenti nel cibo di cui ci nutriamo, i ricercatori hanno identificato 235 molecole bioattive, tra cui il TVA (acido trans-vaccenico), ovvero un acido grasso a catena lunga che svolge un’azione coadiuvante nelle terapie antitumorali. Questo acido grasso non può essere prodotto autonomamente dall’essere umano poiché deriva da processi di deidrogenazione ruminale dei grassi insaturi, motivo per cui è particolarmente presente negli alimenti di derivazione animale, come carne e latticini. In particolare, il Tva ha mostrato una particolare efficacia nel potenziare direttamente le funzioni delle cellule T CD8+, note anche come cellule T killer, coinvolte nel processo di distruzione delle cellule maligne, costituendo di fatto un valido strumento per aumentare l’efficacia dei trattamenti clinici contro il cancro. Una volta assunto, questo acido grasso a catena lunga rimarrà parzialmente intatto ed in circolo nel sangue, supportando la terapia in corso, mentre una piccola parte verrà convertita in acido rumenico, già noto per le sue proprietà benefiche e di contrasto al progredire della malattia.  

Inoltre, gli studi esperimentali hanno dimostrato che una dieta arricchita di TVA ha ridotto significativamente lo sviluppo di due tipologie di tumori: il melanoma ed il cancro al colon. Ma non è tutto: analizzando i campioni di sangue di pazienti sottoposti a immunoterapia per il linfoma, è emerso che coloro che avevano livelli più alti di TVA tendevano a rispondere meglio al trattamento. 

Questi risultati suggeriscono che il TVA derivato dalla carne rossa e dai latticini dei ruminanti può migliorare l’efficacia delle terapie antitumorali, rappresentando un importante traguardo nel campo della lotta contro il cancro. 

1. Fan, H., Xia, S., Xiang, J., Li, Y., Ross, M. O., Lim, S. A., ... & Chen, J. (2023). Trans-vaccenic acid reprograms CD8+ T cells and anti-tumour immunity. Nature, 1-10.
A cura di
Redazione
Indietro
Nutrienti e prodotti plant based: una relazione complicata
Falsi miti
28/02/2024
2 min.
Falsi miti

L’ascesa dei prodotti “plant-based” ha rivoluzionato il mondo dell’alimentazione, offrendo alternative vegetali a cibi tradizionalmente a base di carne. Tuttavia, la relazione tra i nutrienti essenziali contenuti in questo tipo di prodotti e la nostra salute è un argomento complesso.  

Perché? 

  • Le fonti proteiche vegetali, che costituiscono la spina dorsale delle alternative alla carne, mostrano una minore completezza rispetto alle loro controparti animali, poiché caratterizzate da una concentrazione minore di amminoacidi essenziali. Ciò vuol dire che se venissero scelti i vegetali come sola fonte proteica, sarebbe improbabile assorbire la quota amminoacidica adatta per soddisfare le esigenze fisiologiche umane[1,2]. 
  • Le proteine vegetali hanno maggiori difficoltà ad essere assorbite e digerite dall’organismo rispetto alle proteine animali[3]. 
  • I processi chimici e fisici a cui sono sottoposti i prodotti plant-based – tra i quali l’applicazione di temperature e pressioni estreme – comportano una perdita delle proprietà nutritive del prodotto[4]. 

 

Di cosa, invece, sono ricchi i prodotti plant based? 

Se l’hamburger di bovino apporta principalmente proteine (20,5 g/100 g) dalle quali proviene più di metà dell’apporto di energia totale (57%), i prodotti plant-based  mediamente contengono soprattutto [5]: 

  • grassi: 13,3 gr di grassi ogni 100 gr di prodotto, contro i 7gr contenuti all’interno della stessa quantità di carne bovina;  
  • carboidrati: a parità di peso, un prodotto plant-based contiene 9 gr di carboidrati, contro un quantitativo pari a 0 per la carne bovina; 
  • sale: 1,4 gr/100 gr contro gli 0,11 gr/100 gr della carne bovina; 
  • zuccheri: 2 gr ogni 100 gr di prodotto, contro una totale assenza di zuccheri nella carne bovina.   

Viste le maggiori quantità di grassi, carboidrati e sale questi prodotti risultano non solo più calorici rispetto alla carne ma potenzialmente correlati con l’insorgenza di patologie croniche, discostandosi dall’idea di prodotti nutrienti e salutari[6,7]. 

1. Huang, S., Wang, L. M., Sivendiran, T., & Bohrer, B. M. (2017, December 4). Review: Amino acid concentration of high protein food products and an overview of the current methods used to determine protein quality. Critical Reviews in Food Science and Nutrition, 58(15), 2673–2678. https://doi.org/10.1080/10408398.2017.1396202

2. Friedman, M., & Brandon, D. L. (2001, February 17). Nutritional and Health Benefits of Soy Proteins. Journal of Agricultural and Food Chemistry, 49(3), 1069–1086. https://doi.org/10.1021/jf0009246

3. Field, C. J., & Robinson, L. (2019, July). Dietary Fats. Advances in Nutrition, 10(4), 722–724. https://doi.org/10.1093/advances/nmz052

4. Meade, S. J., Reid, E. A., & Gerrard, J. A. (2005). The impact of processing on the nutritional quality of food proteins. Journal of AOAC International, 88(3), 904-922. C

5. Oplà, Burger di carne VS Veg: la sfida definitiva. https://vimeo. Com/617697404/fb9785c8ae

6. He, F. J., Tan, M., Ma, Y., & MacGregor, G. A. (2020, February). Salt Reduction to Prevent Hypertension and Cardiovascular Disease. Journal of the American College of Cardiology, 75(6), 632–647. https://doi.org/10.1016/j.jacc.2019.11.055

7. Hunter, R. W., Dhaun, N., & Bailey, M. A. (2022, January 20). The impact of excessive salt intake on human health. Nature Reviews Nephrology, 18(5), 321–335. https://doi.org/10.1038/s41581-021-00533-0

A cura di
Redazione
Indietro
I sostituti della carne: conosciamoli meglio
Falsi miti
28/02/2024
3 min.
Falsi miti

Negli ultimi anni, l’interesse per le alternative vegetali alla carne ha registrato un notevole aumento, trainato dall’interesse da parte dei consumatori di estendere i propri comportamenti sostenibili anche alle scelte alimentari. Questo trend ha portato alla proliferazione sul mercato di una vasta gamma di prodotti, le cui caratteristiche non sono sempre chiare e note ai consumatori. 

I prodotti plant-based 

I sostituti della carne si suddividono in prodotti plant-based e carne artificiale. 

I primi sono prodotti composti da una matrice proteica vegetale (soia o legumi, perlopiù) sottoposta a laboriosi processi di trasformazione. Si inizia con la lavorazione del primissimo ingrediente (solitamente pisello o soia) il quale sarà soggetto a molteplici processi di natura meccanica, tra i quali essiccazione, decorticazione e molitura, seguiti da trasformazioni chimiche che vedono l’aggiunta di acqua e soda caustica fino all’ottenimento delle proteine di pisello isolate[1] 

Dopo la preparazione del semilavorato di base, le aziende spesso utilizzano una lunga serie di ingredienti aggiuntivi per rendere il prodotto il più simile possibile alla carne, sia in termini di consistenza che di sapore. Un esempio significativo è quello di un noto marchio americano che ha aggiunto alla sua gamma di hamburger vegetali la leghemoglobina, una proteina prodotta da lieviti geneticamente modificati che conferisce al prodotto la capacità di “sanguinare”. 

Le lunghe liste di ingredienti ed i processi produttivi complessi che caratterizzano i prodotti plant-based sollevano dubbi non solo sulla sostenibilità degli stessi, visto il dispendio energetico non indifferente che la loro realizzazione comporta, ma ci consente di poterli inserire all’interno della categoria degli alimenti ultra-processati[2], noti per la loro correlazione negativa con un buono stato di salute.  

Carne artificiale 

L’altro prodotto che si affaccia sul mercato globale come alternativa alla carne naturale è la carne artificiale. Spesso erroneamente definita come sintetica, si tratta di tessuto muscolare ottenuto da cellule staminali mantenute su specifici terreni di coltura ed indotto a moltiplicarsi e differenziarsi grazie all’ausilio di sostanze esterne[3] 

Nonostante la carne artificiale sia stata presentata come una soluzione alternativa al consumo di carne, capace di risolvere il problema dell’evidente carenza di nutrienti tipica dei prodotti plant-based, un recente rapporto della FAO ha sollevato dubbi sul consumo sicuro di questa tipologia di prodotti[4]. Il report ha, infatti, identificato 53 potenziali pericoli, tra cui contaminazioni microbiche, presenza di tossine, sostanze bioattive potenzialmente dannose, residui di metaboliti o composti chimici nocivi. A causa di tali rischi, in Italia ne è stata vietata la produzione, la vendita, l’importazione e la commercializzazione[5]. 

1. Fredrikson, M., Biot, P., Alminger, M. L., Carlsson, N. G., & Sandberg, A. S. (2001, January 31). Production Process for High-Quality Pea-Protein Isolate with Low Content of Oligosaccharides and Phytate. Journal of Agricultural and Food Chemistry, 49(3), 1208–1212. https://doi.org/10.1021/jf000708x.

2. Ultra-processed foods, diet quality, and health using the NOVA classification system. Monteiro, C.A., Cannon, G., Lawrence, M., Costa Louzada, M.L. and Pereira Machado, P. 2019. Rome, FAO.

3. CARNI E SALUMI: LE NUOVE FRONTIERE DELLA SOSTENIBILITÀ (1st ed., Vol. 1). (2023). Franco Angeli.

4. FAO & WHO. 2023. Food safety aspects of cell-based food. Rome. https://doi.org/10.4060/cc4855en.

5. Camera dei Deputati. (2023). ATTO CAMERA n. 1324 S. 651: “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali” (approvato dal Senato).
A cura di
Redazione
Indietro
Il ridimensionamento del consumo dei prodotti plant-based
Falsi miti
28/02/2024
2 min.
Falsi miti

Gli ultimi anni hanno visto crescere l’attenzione degli italiani nei confronti del tema della sostenibilità ambientale e l’intenzione a voler assumere comportamenti sempre più responsabili e consapevoli. Questo atteggiamento si riflette anche sulle scelte alimentari: infatti, circa il 5,8% degli italiani si è dichiarato vegetariano ed il 2,4% vegano solo nel 2021[1] 

In questo scenario i prodotti plant-based hanno trovato terreno fertile per potersi diffondere. In Italia, il 37,9% delle famiglie ha dichiarato di aver acquistato prodotti “plant-based” nel 2021[1], dimostrando un notevole interesse per questa categoria alimentare poiché spinti dalla promessa di ridurre l’impatto ambientale e soddisfare le richieste di sostenibilità del pianeta. 

Tuttavia, durante il 2022 è stato possibile assistere ad un’inversione di tendenza nei comportamenti d’acquisto dei consumatori: spinti dall’interesse verso un’alimentazione più genuina ed equilibrata, si è verificata una riduzione percentuale della popolazione vegetariana e vegana, con conseguente aumento dei consumi di carne a volume.  

Anche le aziende produttrici hanno subito le conseguenze di questo cambio di rotta: se inizialmente avevano cavalcato l’onda di questo nuovo trend, a partire dal 2021 alcuni amministratori delegati delle maggiori aziende produttrici americane hanno iniziato a segnalare un rallentamento delle vendite dovuto alla scarsa propensione dei consumatori ad acquistare questi prodotti in modo regolare[2]. La motivazione sarebbe attribuibile al fatto che questi prodotti non sono riusciti a soddisfare le aspettative dei consumatori come valida alternativa alla carne, sollevando dubbi anche sulla loro sostenibilità.  

Anche in Italia il trend delle vendite sta seguendo un simile andamento. Un rapporto recente indica che il fatturato al dettaglio dei prodotti “plant-based” nel 2022 è stato di 293,2 milioni di euro (+12,7%) contro una crescita a volume del +6,9% (29,7 mln/kg): tassi decisamente inferiori rispetto a quanto registrato nel 2020, quando questi prodotti crescevano del +20,3% a valore e del +18,9% a volume[3]. 

I dati, quindi, parlano chiaro: i consumatori non sono più sicuri della sostenibilità di tali prodotti, ma piuttosto prediligono un consumo più consapevole ed equilibrato della carne, inserito in un contesto di sostenibilità e benessere alimentare globale.

1. Documento di sintesi, 34° rapporto Italia, Eurispes 2022.

2. Why are consumers buying fewer plant-based meat alternatives? Food Business News. https://www.foodbusinessnews.net/articles/20067-whyare-consumers-buying-fewer-plant-based-meat-alternatives

3. Plant based annual report 2023, FOOD
A cura di
Redazione
Indietro
Carne artificiale e sostenibilità: facciamo chiarezza
Falsi miti
17/10/2023
2 min.
Falsi miti

Negli ultimi anni, l’interesse per la carne artificiale ha suscitato grande attenzione nell’industria alimentare. Questa nuova tecnologia dovrebbe fornire una soluzione sostenibile ed etica alla produzione di carne, affrontando le sfide ambientali dell’allevamento tradizionale. Questo aspetto è al centro del dibattito pubblico da molti anni e ha comportato nei cittadini una maggiore consapevolezza sul corretto inserimento della carne all’interno della dieta: ad una sempre migliore qualità, si devono affiancare le giuste porzioni in modo da poter contemporaneamente tenere conto dell’ambiente e della salute.  

Occorre innanzitutto chiarire che la cosiddetta “clean meat” non è così clean come è propagandata in quanto l’incidenza dei consumi umani sull’ambiente è un aspetto di natura multifattoriale. Tantissimi allevamenti sono fonte di esternalità positive: diversi studi hanno rilevato che nei calcoli sull’impatto degli allevamenti animali sul clima, si calcolino solo le emissioni di carbonio in atmosfera e sia raramente considerato il ruolo fondamentale delle piante e del suolo. Le prime, infatti, assorbono anidride carbonica, sottraendola all’atmosfera in un processo noto come fotosintesi, e rilasciano ossigeno, mentre il secondo conserva queto carbonio captato nella sostanza organica. Nel valutare le emissioni prodotte dagli animali e confrontandole con la capacità delle piante di assorbire CO2 e del suolo a conservare carbonio, emerge su dati ISPRA (1) e ISTAT (2) come il contributo della filiera zootecnica a livello nazionale sia carbon neutral. In altre parole, i sistemi agricoli e agro-silvo-pastorali italiani mostrano la capacità di riuscire a compensare l’impatto dei gas serrigeni arrivando ad avere emissioni nette zero di CO2 

L’industria della cosiddetta “clean meat”, inoltre, è di gran lunga meno sostenibile delle filiere naturali delle carni.  Gli impianti di produzione coinvolti nei processi di moltiplicazione cellulare extracorporea in grandi bioreattori, non solo non compensano le emissioni di CO2, ma avendo un costo energetico molto elevato, immettono in atmosfera ingenti quantità di CO2 da combustibili fossili.  Un recente studio della Università Davis in California rivela che la produzione di un kg di carne in fabbrica può generare da 400 fino a 1.500 kg di CO2 contro i 10-50 della carne bovina tradizionale, a causa della complessità di alcune fasi del processo produttivo che richiederebbero un elevato consumo di risorse (2). È per questo che la carne artificiale non è la soluzione ad un problema molto complesso quale l’emergenza climatica. Gli allevamenti virtuosi, lungi dall’essere un problema per il clima, sono invece parte della soluzione in quanto contribuiscono alla mitigazione del riscaldamento globale.  

(1) ISPRA, 2023. Italian Emission Inventory 1990 – 2021. ISPRA, Informative Inventory Report 2023. Rapporti 385/2023, ISBN 978-88-448-1157-0

(2) ISTAT, 2023. 7° Censimento dell’Agricoltura. https://www.istat.it/it/censimenti/agricoltura/7-censimento-generale

(3) Risner, D., Kim, Y., Nguyen, C., Siegel, J. B., & Spang, E. (2023). Environmental impacts of cultured meat: A cradle-to-gate life cycle assessment. bioRxiv, 2023-04.
A cura di
Giuseppe Pulina
Indietro
Perché la carne rossa è un importante ingrediente nella dieta dell’anziano?
Nutrizione
05/10/2023
2 min.
Nutrizione

La carne rossa è uno degli alimenti di cui si sente spesso parlare nel dibattito sulla relazione tra alimentazione e salute. Un suo corretto consumo nell’ambito di una dieta equilibrata svolge un ruolo importante nell’apporto nutrizionale e nella promozione del benessere generale, e questo vale ancora di più per alcune fasce di popolazione con esigenze nutrizionali specifiche e a rischio di malnutrizione per svariate cause, come gli anziani.  

Dopo i 70 anni, infatti, il metabolismo rallenta rendendo necessario un apporto di calorie inferiore, mentre la quantità di nutrienti aumenta: lo stomaco e l’intestino perdono un po’ di efficienza, si verifica una riduzione delle secrezioni gastriche con conseguente limitazione nell’assorbimento del ferro e della vitamina B12, fondamentali per contrastare l’affaticamento, contribuire al benessere del sistema nervoso centrale e alla formazione dei globuli rossi. 

Non solo, è ampiamente dimostrato come gli anziani necessitino di un introito proteico maggiore che va a compensare il normale e fisiologico processo di perdita di massa muscolare che si verifica dopo i 50 anni e che, se non adeguatamente monitorato, può degenerare in sarcopenia (ne abbiamo parlato dettagliatamente anche qui). In tal senso le proteine della carne sono altamente consigliate in quanto definite come proteine “nobili”, ovvero ricche di tutti gli amminoacidi essenziali. Alcuni studi hanno, inoltre, confermato il ruolo delle proteine della carne nei processi di riparazione dei tessuti che presentano lesioni, accorciando il periodo di guarigione dei pazienti degenti, oltre a favorire la sintesi del collagene e la riparazione dell’integrità della pelle (1,2). 

Durante il processo di invecchiamento un altro aspetto da monitorare riguarda il mantenimento di un buon sistema immunitario, capace di proteggere da infezioni. Lo zinco è uno dei micronutrienti antiossidanti che controllano lo sviluppo e il funzionamento delle cellule immunitarie, nonché l’attività della proteina legata allo stress. L’invecchiamento è a volte accompagnato da una diminuzione dei livelli di zinco assorbito dagli alimenti, ed è per questo che l’assunzione di carne gioca un ruolo fondamentale. Lo zinco, infatti, è particolarmente presente nella carne, contribuendo a sostenere il sistema immunitario e favorire la longevità (3,4). 

(1) Wyness L. The role of red meat in the diet: nutrition and health benefits. Proc Nutr Soc. 2016 Aug;75(3):227-32. doi: 10.1017/S0029665115004267. Epub 2015 Dec 8. PMID: 26643369.

(2) McNeill SH. Inclusion of red meat in healthful dietary patterns. Meat Sci. 2014 Nov;98(3):452-60. doi: 10.1016/j.meatsci.2014.06.028. Epub 2014 Jun 28. PMID: 25034452.

(3) Mocchegiani E, Marcellini F, Pawelec G. Nutritional zinc, oxidative stress and immunosenescence: biochemical, genetic, and lifestyle implications for healthy ageing. Biogerontology. 2004;5(4):271-3. doi: 10.1023/B:BGEN.0000038048.11766.64. PMID: 15314278.
A cura di
Redazione